Tante, troppe volte siamo severi con noi stessi ed esageriamo per quanto riguarda l’autocritica. Essere gestori e analisti di sé stessi è fondamentale, ma dobbiamo farlo con attenzione. Troppo spesso ci colpevolizziamo ed accusiamo ad un livello tale che non faremmo mai verso gli altri.
Vantaggi dell’autocritica
Forse hai pensato che l’autocritica è ciò che ti tiene attivo e motivato. Molti la usano spesso come forma di motivazione, sperando che, se sono abbastanza duri con sé stessi, saranno costretti a mostrarsi ed uscire dal guscio. Ma la ricerca scientifica mostra che l’autocritica è una strategia scadente. Se usata in maniera eccessiva, potrebbe essere associata ad una minore motivazione, un peggior autocontrollo e una maggior tendenza alla procrastinazione. Troppa autocritica ti impedisce di agire per raggiungere i tuoi obiettivi.
Essere duri con sé stessi può essere inefficace, ma è anche un’abitudine difficile da cambiare. Un cambio importante e duraturo richiede concentrazione sull’obiettivo e pratica costante. Ma quali sono le strategie che ti possono aiutare per “rimettere al suo posto” l’autocritica?
Dai un nome al tuo critico interiore.
Dai una forma ed un nome alla tua autocritica. Portare questo sentimento all’esterno ti aiuterà a tenerlo maggiormente sotto controllo. Potresti usare un nome di fantasia o quello di un personaggio di un film o un libro. In questo secondo caso potresti anche acquistare un pupazzetto, una action figure o qualcosa di fisico che ti faccia da “ulteriore memento” di questa esternalizzazione. Dare un nome ed un’identità a questo “critico” ti aiuta a separare e gestire meglio emozioni e pensieri.
Evita la generalizzazione.
Non pensare di essere al “centro del mondo” e non farti troppi viaggi. il tuo spirito autocritico a volte ti fa pensare che tutti stiano osservando te, ma questo non è vero! Prova a pensarti al centro di un gruppo o un campione di persone. Rapportarti ad una media ti farà capire che quello che ti succede non è così grave. Tieni d’occhio il quadro più ampio. Evitare di usare affermazioni estreme come “Faccio sempre confusione”, “Non farò mai sentire la mia voce” e “Questo succede ogni volta”.
Capovolgi la narrativa del “cosa succede se”.
Questa formula può essere vincente e preparatoria quando si va a ipotizzare obiezioni e risposte, ma quando la rivolgi contro te stesso può diventare veramente deleteria. Usala, perché ti può dare dei vantaggi, ma allo stesso tempo capovolgila, provando a dare al “se” una connotazione positiva ed ottimistica.
Imposta un timer e un obiettivo.
Se glielo permetti, essere duro con te stesso può rovinare il tuo umore, la concentrazione e la produttività. Fortunatamente, la vergogna e l’umiliazione – due emozioni che sono comuni con l’autocritica – hanno una durata relativamente breve. Approfitta di questo fatto inquadrando i tuoi sentimenti nel tempo: imposta un timer e permetti a te stesso di sperimentare ed elaborare appieno le tue emozioni durante quel periodo. Una pratica utile è la scrittura liberatoria, in cui scrivi liberamente per tre o cinque minuti per lasciar andare le frustrazioni represse.
Una volta che il timer si spegne, fai una scelta consapevole su come andare avanti. Definisci come vuoi sentirti e quali azioni ti avvicinano a quello stato emotivo.
Espandi la tua definizione di successo.
Da buon autocritico, probabilmente hai la tendenza a definire il successo in un modo iper-specifico, cioè come “l’eccellenza completa e totale in ogni momento”. Non è necessario abbassare l’asticella, ma è necessario ampliare la portata di ciò che si qualifica come “vittoria”. Raggiungere il risultato desiderato non è sempre sotto il tuo controllo, quindi amplia la tua definizione di successo per includere momenti personali in cui hai affrontato e superato una resistenza interna, hai difeso la tua posizione o sei avanzato anche di poco verso un obiettivo.
Una volta repressa la tendenza a essere duro con te stesso, sarai in grado di sfruttare in maniera più piena il tuo spirito autocritico, sfruttandone solo le possibilità ed i vantaggi.