Il coraggio di non piacere non è un bestseller nel senso del termine. Si tratta infatti di un libro che viene raramente reclamizzato, ma che se letto con la giusta attenzione può dare grandi soddisfazioni.
Dall’altra parte parliamo di un libro che nel Sol Levante ha battuto ogni record di vendita, con più di 3 milioni di copie prodotte.
Il coraggio di non piacere è l’opera a quattro mani di Ichiro Kishimi e Fumitake Koga. In questa opera i due scrittori nipponici sintetizzano la ricerca sulla felicità eseguita dallo psicologo Alfred Adler. Non lo fanno in maniera scientifica e rigorosa ma con il sapiente uso dello storytelling, tramite un giovane infelice che visita il filosofo della città.
Una visita che diventerà una serie di cinque conversazioni, in cui l’infelice imparerà a prendere il controllo della propria vita e della propria felicità.
Le idee di Adler (filosofo della città) attecchiscono nel giovane infelice (tutti noi?) e portano a risultati di valore.

Tra le cinque lezioni, sono tre quelle in particolare che lasciano il segno, forse anche perché vanno a scontrarsi con l’immaginario collettivo della psicologia classica.
“Il coraggio di essere felici include anche il coraggio di non piacere Quando avrai acquisito quel coraggio, le tue relazioni interpersonali si trasformeranno all’improvviso in cose di leggerezza”. — Ichiro Kishimi e Fumitake Koga
Il coraggio di non piacere, i punti cruciali:
#1. Il tuo passato non determina il tuo futuro
A differenza di quanto enunciato da Freud e dalla sua teoria dei traumi, Adler ed il filosofo la pensano in maniera diversa.
Adler ha infatti sempre difeso l’idea che una persona può cambiare chi è in un dato momento.
Ecco quindi che enuncia:
Devi credere che qualcosa di diverso possa accadere per rompere i vecchi schemi .
E puoi scegliere quella nuova prospettiva in qualsiasi momento.
Allora perché non sceglierlo subito?
#2. Odiare te stesso è un modo per escludersi dagli altri piuttosto che giustificarsi ai loro occhi.
Quando un soggetto non si piace, secondo Adler lo può fare per dei difetti che rientrano in due categorie: inferiorità oggettive e soggettive.
Quelle oggettive sono quelli che possiamo misurare e confermare, come essere più bassi di qualcun altro o avere meno soldi.
Le altre sono soggettive e spesso sono inventate. Odiare se stessi vuol quindi dire inventare ragioni per odiarsi per cercare l’isolamento dagli altri e, quindi, evitare di farsi male . La solitudine è la causa della sua miseria, non l’effetto di reali mancanze.
Adler ha detto che le uniche inferiorità con cui dobbiamo confrontarci attivamente sono quelle oggettive, e solo se ci ostacolano davvero nel raggiungere i nostri obiettivi . Ma quelle soggettivi non esistono, quindi non prestargli attenzione.
Un meraviglioso antidoto a questo problema è, come dice l’autore Kamal Ravikant, amare te stesso come se la tua vita dipendesse da esso.
#3. Una mentalità competitiva distrugge la tua salute mentale.
Secondo gli autori, le società competitive sono dannose per la nostra salute mentale e il nostro benessere .
Il problema è che se credi che per essere felice, devi vincere a qualche gioco, come guadagnare soldi, ottenere Mi piace o avere amici, sarai comunque triste. I perdenti si sentono male per aver perso, i vincitori si preoccupano costantemente del loro successo.
Adler ha cercato qualcosa di molto più produttivo per essere lo scopo della psicologia: aiutare gli esseri umani a essere coraggiosi.
La lezione dell’autore è quindi:
Una volta che lasci andare una mentalità ristretta e competitiva e abbracci l’abbondanza, non ti sentirai mai come se qualcuno ti stesse trattenendo.
Dopotutto, ce n’è abbastanza per tutti e finché lavori su te stesso, puoi ottenere tutto ciò che vuoi!
Il coraggio di non piacere, la mia recensione
Lo stile distaccato tipico dell’Oriente va ad analizzare un lavoro passionale ed emotivo come quello di Adler. Il frutto, sapientemente raccontato attraverso un ottimo storytelling è qualcosa assolutamente da leggere.