Niente di nuovo ma qualcosa di sempre più comune tra giovani e meno giovani.
Chi soffre di apatia ha perso la voglia di studiare, di lavorare e di vivere realmente, mantenendo solo la voglia di non fare niente.
L’apatia è una condizione trasversale, che può colpire in forma leggera e temporanea o pesante e grave.
Detto che nel secondo caso questo blog non è la fonte migliore a cui rivolgersi (meglio uno specialista), in tutti gli altri possiamo fare qualcosa a partire dal conoscere il significato dell’apatia.
Apatia significato
L’apatia (dal greco a-pathos, letteralmente “senza emozione”) è una forte assenza della motivazione e conseguente forte riduzione dei comportamenti finalizzati. L’assenza di motivazione per vivere genera una drastica riduzione dell’emotività ed una forte indifferenza emotiva nei confronti del mondo esterno, quindi un costante sentimento di noia nel vivere.
L’apatia è quindi diversa dalla depressione, anche perché la seconda “considera” che questa debolezza e stato d’animo sia conosciuto ed identificato, la prima no…
Chi è apatico non è infatti interessato alla sua condizione né ad uscire dalla stessa, ma gli va bene così.
Chi è affetto da apatia?
Non esiste una categoria specifica anche se la stessa sembra avere un picco tra i giovani, forse causato da un eccesso di uso dei social media (il mondo apparente e cartonato degli influencer contro il mondo reale) e dalle difficoltà dell’ingresso nel mondo del lavoro e del mondo adulto in generale.
Un fenomeno a livello globale, che include anche i NEET (ossia le giovani generazioni che non lavorano, non cercano impiego ne studiano) Occidentali e gli hikikomori giapponesi.
Giovani ma non solo, per una condizione temporanea attivata da fattori esterni (apatia da licenziamento, apatia post lutto) o interni.
Sintomi dell’apatia
- Voglia di non fare niente. Studiare, lavorare, uscire fare sport
- Voglia di isolarsi dal mondo. Non vedere né sentire nessuno
- Poca energia, balli velli di energia percepiti che non permettono alcuna attività
Come si combatte l’apatia?
«Due compagni rinchiusi con me nel lager rivelarono “di non sperare più nulla dalla vita”. Ad entrambi si poteva chiarire ancora che la vita si aspettava qualcosa da loro, che qualcosa li aspettava nel futuro. In effetti risultò che una persona attendeva uno dei due: il figlio adorato “attendeva” all’estero il padre. L’altro non aveva nessuno, ma l’“attendeva” una cosa: la sua opera! Infatti quest’uomo, uno studioso, aveva pubblicato su un certo tema una collana di testi che attendeva il suo compimento. Quest’uomo era indispensabile per quest’opera; nessuno avrebbe potuto sostituirlo, proprio come l’altro era insostituibile nell’amore del figlio: quell’unicità e originalità che distinguono ogni individuo e che conferiscono — esse sole — alla vita il suo significato. L’essere indispensabile e insostituibile fanno apparire nella giusta misura, non appena affiorano nella coscienza, la responsabilità che un uomo ha della sua vita. Un uomo pienamente consapevole di questa responsabilità nei confronti dell’opera che l’attende o della persona che lo ama e l’aspetta, non potrà mai gettar via la sua esistenza»
Conoscenza, passione e desiderio, dando il giusto peso alla sicurezza che non dovrebbe essere mai il fattore più importante su cui basiamo le nostre azioni; anche per questo “possiamo ringraziare” il Cervello Rettiliano.
Ma quindi, come si fa?
Con quattro possibili soluzioni o sistemi, che anche utilizzati in contemporanea possono darci quella scossa che ci sblocca.
#1. Trova uno scopo
Lo scopo della vita è spesso un concetto inflazionato, perché sfruttato, anche per doppi fini, da guru più o meno affidabili. Attenzione, non che avere uno scopo nella vita sia sbagliato, anzi.
Il problema è come ce lo raccontano. Come se uno si potesse mettere lì con un libro o una guida ed un pomeriggio di tempo per scoprirlo.
Purtroppo si scopre solo esplorando. Facendo tante esperienze, imparando molte cose, si “tasteranno” molte possibili strade e solo allora si potrà capire qual è il vero scopo della vita.
Ecco quindi che l’apatia si “risolve da sola” perché solo uscendo dalla stessa si “esce dalla stessa”.
Sperimenta, cresci ogni giorno, anche solo un millimetro alla volta.
Impara l’inglese, guarda un TED, prova a meditare, prova un nuovo sport. Più esperienze accumulerai, più facilmente troverai la tua strada.
#2. Punta al miglioramento continuo
L’eccellenza non esiste o quasi.
Il tizio di Instagram non guadagna 100000€ al giorno.
Non è vero che se non viene postato è come se non fosse stato vissuto.
La vita vera non è quella dei social e della TV. Smettila di paragonarti con loro, anzi, smettila di paragonarti in generale.
Parti piccolo e cresci, migliora le tue abilità, lavora sulle tue debolezze, procedi e cresci.
Confrontati solo con il te stesso di ieri.
#3. Mantieni il controllo
Il vero segreto delle to-do-list, delle tre attività principali e dei reminder è quello di portarti ad avere il controllo sulla tua vita.
Le routine mattutine, le sveglie alle 5:30 e tante altre strategie non sono altro che un attenta pianificazione.
Contro l’apatia la pianificazione serve per decidere quando fare quella cosa che ci piace e che “tocca” i punti 1 e 2.
#4. Non ti aspettare niente, ma…
Il desiderio di vivere davvero e la vitalità possono essere risvegliate da una semplice domanda. Invece di continuare a “non aspettarti niente dalla vita”, stravolgi la questione e chiediti cosa la stessa si aspetta da te.
O pensi di essere stato creato per “scrollare” social media, sfondare il divano e consumare ossigeno? 😉😂
su, HOP HOP e via!